Case Green, il ruolo dei sistemi radianti

28 Marzo 2024

La classificazione energetica si rivela essere un elemento sempre più importante nella scelta di una casa. Tanto che, al momento dell’acquisto, si è disposti ad accettare un prezzo più alto per una casa “green”: in primo luogo perché se ne prevedono i minori costi di gestione in futuro, ma anche per il timore che un’abitazione energivora possa perdere valore.

 

In un articolo pubblicato su L’Economia del Corriere della Sera si quantifica il valore di una casa nuova, almeno in classe D, o riqualificata grazie al Superbonus, fino al 75% in più rispetto ad una a bassa efficienza. Con gap di prezzo che, nelle principali città italiane, si attestano mediamente tra il 20 e il 40%, con variazioni in base delle zone. Non solo, sempre più banche differenziano i tassi di interesse sui mutui a seconda che la casa oggetto di ipoteca (sia nuova che oggetto di compravendita) sia “green”.

 

La riqualificazione, che fa aumentare significativamente il valore dell’immobile, passa per forza di cose da lavori all’interno dell’edificio, comprendendo quindi anche il terminale di impianto e non solo cappotti o finestre o altri parti dell’involucro. Questo significa che elementi fondamentali per l’efficientamento e per il miglioramento della classe energetica dell’edificio sono i sistemi radianti a bassa temperatura e la loro combinazione con le pompe di calore. Tecnologia di climatizzazione radiante che il Consorzio Q-RAD promuove e valorizza proprio in un’ottica di transizione ecologica degli edifici e di protezione dell’ambiente.

 

case green

Quali conseguenze avrà la recente direttiva europea sulle case green sul mercato italiano? L’Italia avrà ora due anni per recepire le norme UE: nel nostro Paese, secondo l’articolo citato, ci sarà probabilmente un approccio morbido durante la prima fase, fermo restando le prescrizioni generali della direttiva che avranno comunque un impatto importante sul settore immobiliare e sugli investimenti delle famiglie. Bisognerà mettere mano in tempi brevi a 1,8 milioni di edifici, sia residenziali che pubblici (quelli appartenenti alle tre classi energetiche peggiori e più energivore). Per fare un confronto basti pensare che il Superbonus ha coinvolto poco meno di mezzo milione di edifici, solo residenziali. Per procedere a una tale portata di lavori i fondi stanziati dall’UE, circa 150 miliardi di euro, non sono sufficienti.

 

Quali forme di incentivi potrebbero dunque essere previsti? La prima via d’uscita sono quelli legati al reddito del proprietario di casa, con una soglia che deve necessariamente essere più alta dei 15mila euro previsti dal Superbonus. La seconda opzione è quella di far pagare gli interventi alle ESCO (Energy Service Company) che effettuano i lavori trattenendo per un certo numero di anni i risparmi sulle bollette. In ogni caso si prevede una spinta senza precedenti per tutto il comparto dei sistemi radianti e per le tecnologie complementari.