Edilizia: da pecora nera a pecora green?

La nuova direttiva Case Green promette di decarbonizzare, ovvero azzerare il consumo di energie fossili, l’intero patrimonio edilizio europeo. Le tecnologie di climatizzazione radiante, come abbiamo ripetuto più volte, sono i terminali di impianto più adatti (e già pronti sul mercato) per la svolta full-electric delle costruzioni. Ma finora il comparto generale dell’edilizia come si è comportato sotto il profilo dei consumi energetici? Non benissimo.
I dati che seguono sono in parte selezionati dalla presentazione del prof. Andrea Tilche al Q-DAY di novembre 2024 all’Energy Center del Politecnico di Torino.

 

LO STATO DELL’ARTE DELLE EMISSIONI IN EDILIZA
Quasi il 75% degli edifici europei è inefficiente sotto il profilo energetico. L’intero patrimonio edilizio del continente è responsabili del 40% del consumo di energia finale e del 36% delle emissioni di gas serra. Il riscaldamento con combustibili fossili rappresenta la voce principale del bilancio con una percentuale che varia dal 57% al 78% in base alla natura dell’edificio. Nell’ultimo EU climate action progress report 2024, un rapporto pubblicato dalla Commissione europea per valutare periodicamente la riduzione di emissioni, il settore edilizio è quello con la performance peggiore malgrado una tendenza che ha registrato un calo record dell’8,3% delle emissioni rispetto al 2023.
In Italia, in base a uno studio dell’ISPRA, dal 1990 al 2022 le emissioni di gas serra sono diminuite del 39%: mentre il settore dei trasporti ha ridotto il suo carico sull’ambiente del 66% e quello manifatturiero del 23% il comparto del mattone è cresciuto dell’11% confermandosi pecora nera nel percorso di decarbonizzazione.

 

 

EPBD: INVERTIRE LA TENDENZA
Ecco perché la direttiva Case Green (che si chiama EPBD, Energy Performance of Building Directive) ha obiettivi così ambiziosi: la situazione da cui si parte è di svantaggio rispetto ad atri settori industriali. L’EPBD tuttavia non è nata ieri ma è l’ultima evoluzione di un percorso di sostenibilità ambientale che parte quasi 40 anni fa. Ecco una breve cronologia:

  • Direttiva 86/106/CEE del 21/12/1988 sui prodotti da costruzione;
  • Direttiva 93/76/CEE del 13/9/1993 per limitare le emissioni di CO2 migliorando l’efficienza energetica;
  • Direttiva 2002/91/CE del 16/12/2002 sul rendimento energetico in edilizia;
  • Direttiva 2010/31/UE del 19/5/2010 sulla prestazione energetica in edilizia e successive revisioni

 

La nuova EPBD (EU/2024/1275) rappresenta la terza revisione della 2010/31/UE e si è resa necessaria per adeguarne gli obiettivi alla nuova legge europea sul clima del 2021 che risponde agli Accordi sul clima di Parigi.

 

COSA PREVEDE L’EPBD
Tra le novità ci sarà la graduale definizione di standard minimi di performance energetica per gli edifici non-residenziali (Minimum Energy Performance Standards – MEPS), saranno migliorati i criteri comuni nello spazio europeo per i certificati di performance energetica (Energy Performance Certificates -EPCs) mentre saranno introdotti i Building Renovation Passports (BPS) per guidare i proprietari nel percorso di rinnovamento energetico. In base agli obiettivi dell’EPBD entro il 2050, l’intero parco edilizio dell’UE dovrebbe essere a zero emissioni (ovvero senza combustibili fossili) con un percorso a tappe.

  • Entro il 2030 tutti gli edifici non residenziali dovrebbero essere migliori del peggior 16% e entro il 2033 del peggior 26%.
  • Entro il 2030 il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali si riduca del 16% e entro il 2035 del 20-22%, assicurando che almeno il 55% di questa riduzione sia ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici peggiori in termini di efficienza.