Case green: riqualificare con il radiante a basso spessore e bassa inerzia

Nel 2021, per la prima volta, nella revisione della principale norma sui sistemi radianti (UNI EN 1264) sono state aggiunte diverse tipologie di pavimenti radianti a basso spessore e a bassa inerzia. Sono le tecnologie più adatte per le opere di ristrutturazione e gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. L’introduzione di questi sistemi è stata promossa dal Consorzio Q-RAD che ha partecipato come portavoce italiano al gruppo di lavoro internazionale per la modifica della norma. I sistemi radianti a basso spessore e bassa inerzia sono il prodotto più evoluto della climatizzazione radiante e sono una soluzione già pronta in vista dell’applicazione delle nuove direttive europee sulle case green.

 

basso spessore bassa inerzia

La differenza rispetto al radiante tradizionale sono gli spessori complessivi del sistema che includono pannello, tubazione e massetto. Se per il radiante tradizionale lo spessore del massetto era di circa 5 centimetri ora si può comprimere fino a pochi millimetri sopra la tubazione. I vantaggi principali sono due:  il basso spessore consente di alleggerire il carico del sistema a pavimento sui solai e lo rende adatto a un intervento di ristrutturazione mentre la bassa inerzia aumenta la reattività generale dell’impianto. Se con il radiante tradizionale per raggiungere la temperatura superficiale del pavimento desiderata erano necessarie alcune ore, con la bassa inerzia ne sono sufficienti poche decine di minuti.

 

 

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Oggi i sistemi radianti a basso spessore giocano una partita fondamentale nella strategia di recupero energetico del patrimonio edilizio esistente previsto dalla nuova EPBD. In Italia ci sono più di 3 milioni di edifici storici realizzati prima del 1945, che corrispondono al 25 per cento circa dell’intero patrimonio nazionale secondo l’Istat. In molti di questi complessi, vincolati come beni culturali: le possibilità di intervento per migliorare l’efficienza energetica sono limitate a un numero ristretto di soluzioni. I sistemi radianti a basso spessore e bassa inerzia, come dimostrato da uno studio del nostro partner accademico, il DENERG del Politecnico di Torino, sono una valida alternativa per ottenere le riduzioni di consumi di energia primaria previste dalla EPBD negli edifici storici nei quali, per esempio, non si può intervenire con l’isolamento delle superfici esterne. Questi edifici storici dovranno avere un loro ruolo nella transizione ecologica, un percorso a parte in cui le esigenze di tutela sono contemperate dalle necessità di riqualificazione energetica.

 

 

I sistemi radianti a basso spessore e bassa inerzia sono il terminale ideale per le pompe di calore perché climatizzano a un basso regime di temperatura (in inverno) e alto (in estate). Hanno anche notevoli benefici in termini di COP (coefficiente di prestazione) e di EER (rapporto di efficenza energetica). In questo senso queste tecnologie sono già pronte per quello che richiede la transizione energetica degli edifici prevista a livello europeo. Ma i rendimenti di produzione scendono drasticamente se alla pompa di calore sono applicati terminali che lavorano a elevate temperature come radiatori e fan coil.